Sabato 7 aprile il Messaggero Veneto ha dedicato un approfondimento sul tema dei diamanti da investimento con una importante intervista alla nostra Presidente Barbara Puschiasis. Sono 120 mila i risparmiatori in Italia interessati dal “caso diamanti”. Alcune centinaia sono clienti della nostra Regione di Unicredit, Intesa SanPaolo, Mps e Banco Popolare. Si sono trovati a scoprire che in realta’ quelle pietre rappresentate come beni di investimento di gran valore anche per tradizione e leggenda, i diamanti, valessero anche fino ad un terzo di quanto pagato per acquistarle. A svelare il meccanismo sono state le sanzioni per complessivi oltre 15 milioni di euro comminate dall’Antitrust sia al canale Intermarket Diamond Business – IDB (unicredit, Banco Bpm) che al canale Dpi (Intesa SanPaolo, Mps). Gli operatori hanno proceduto all’impugnazione di tali provvedimenti avanti al Tar del Lazio. Pende per altro nei confronti degli stessi operatori anche un’indagine ad oggi in corso della Procura della Repubblica di Milano. Giova segnalare come al prezzo pagato del cliente assolutamente fuori mercato per l’acquisto del diamate si sono sommate le commissioni versate all’intermediario (cioe la banca) di cui non veniva data compiuta evidenza al risparmiatore e pari a circa il 15% nonche alle commissioni che l’intermediario incassava sulle polizze contro furto o rapina o tutti i rischi. Tali polizze infatti venivano stipulate con compagnie assicurative dello stesso gruppo della banca intermediaria ed il premio veniva calcolato sul prezzo pagato per l’acquisto del diamante, assolutamente gonfiato. Quindi doppio guadagno per gli intermediari!
Abbiamo quindi la storia di Giacomo, risparmiatore di un paese dell’hinterland di Udine, che ha investito tutta la sua liquidazione, oltre 60.000 euro in diamanti su consiglio della banca di fiducia, perché non voleva rischiare e non si fidava degli strumenti finanziari. Il giorno in cui la filiale lo chiamo’ per consegnargli i diamanti poi venne accompagnato in una lunga camminata a piedi per le vie di Udine per portare tali diamanti, tenuti in una tasca della giacca, nella cassetta di sicurezza che gli era stata riservata nella sede centrale, così custodendoli al sicuro.
Ma c’è anche la storia di Silvia, una pensionata che veniva anch’essa consigliata dalla propria banca di fiducia sita in provincia di Udine ad investire una parte dei suoi pochi risparmi nell’acquisto di un diamante, un investimento che è per sempre. Investiva così circa 10000 euro salvo scoprire alcuni mesi dopo, parlando con l’amico orefice, che tale diamante se andava bene sarebbe valso al più circa 4.500 euro.
E’ la storia di tanti risparmiatori friulani che, disillusi dagli scandali legati ai prodotti di investimento e dal loro schizofrenico variare di valore con conseguente alto rischio di perdita, venivano convinti ad acquistare pietre preziose, tangibili, reali, legate al mito del loro valore che è per sempre nonché da brochure illustrativa molto ben confezionata e che faceva comprendere come tale forma di investimento fosse un rifugio sicuro per proteggere i propri risparmi.
Così dopo aver provato invano a mettere in vendita le pietre perché avevano la necessità di disporre delle somme investite, si sono rivolti alla nostra associazione Consumatori Attivi per mettere in mora per i danni la banca, la IDB o la DPI e per chiedere la documentazione. Ad oggi, nonostante siano passati due/tre mesi dal reclamo le soluzioni non sono state ancora trovate. Gli annunci della volontà delle varie banche di trovare una soluzione restano per ora delle mere enunciazioni ma non hanno nulla di reale. Pervengono invece missive nelle quali sia la banca che il venditore si spogliano di ogni responsabilità affermando di aver ben agito. Solo in un caso c’è stato un informale avvicinamento di un risparmiatore con una proposta di compensazione solo parziale della perdita. Altri risparmiatori sono stati invitati a mettere in vendita le pietre con conseguente copertura della perdita da parte della banca. Altri ancora hanno ricevuto una risposta negativa. Sicuramente con tali presupposti eventuali conciliazioni con gli istituti per giungere ad un ristoro poco senso avrebbero visto che le banche si stanno già muovendo per porre rimedio alla situazione seppur in maniera per ora insoddisfacente per i risparmiatori friulani.
Purtroppo al risparmiatore non resta che attendere per confidare in una soluzione bonaria ed in questo Consumatori Attivi sta sottoponendo i singoli casi alle banche per una possibile definizione bonaria, oppure rivolgersi alla giustizia ordinaria con i noti costi e tempi. Infatti…e questa è la ciliegina sulla torta, risulterebbe preclusa la possibilità di agire in sede di arbitro Consob alla luce anche delle dichiarazioni di quest’ ultima all’Antistrust che è giunta ad affermare che i diamanti non sono un prodotto da investimento finanziario e come tali non soggetti alla normativa bancaria e finanziaria (sul rischio, sull’inadeguatezza etc…) bensi beni di consumo… come un’auto, un frigorifero, una scarpa! Ebbene sì, possiamo dire che è l’ennesimo scandalo in cui le responsabilità sono diffuse, tanti hanno voluto chiudere gli occhi per non vedere, e si è voluto approfittare della sfiducia del risparmiatore nella finanza illudendolo il risparmiatore sulla bontà dell’investimento e sula sua assenza di rischi con un bene dell’economia reale.
Venite a trovarci per avere aiuto e chiarimenti sul tema. Consumatori Attivi è a disposizione, in prima linea, per tutti coloro che necessitassero aiuto