Fondi per la salute mentale e solide reti di sostegno alle fragilità: una grande priorità non più prorogabile
A inizio dicembre è stato presentato un emendamento (art. 102bis) al disegno di Legge di Bilancio 2022 governativo che ha ricevuto l’appoggio di tutte le forze politiche: la proposta prevedeva l’istituzione di un “Fondo per la salute mentale”, con una dotazione di 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022.
Attraverso il fondo sarebbero state finanziate due tipologie di sussidio: un “buono avviamento” per persone prive di patologie mentali diagnosticate, che avrebbero potuto ottenere, ogni due anni e senza limiti reddituali, un contributo di 150euro, nonché l’erogazione annuale di un importo compreso tra i 400 e i 1.600 euro, parametrato in base all’attestazione Isee del richiedente, da utilizzarsi per “sostenere economicamente chi si rivolge ai servizi psicologici e di psicoterapia”.
Nella Legge di Bilancio successivamente approvata, l’emendamento però non appare e tale circostanza ha attirato innumerevoli commenti critici, tanto che a gennaio è stata inserita una petizione online per chiedere al Governo di inserire nuovamente la proposta nel primo provvedimento utile e che, nel momento in cui scriviamo, ha raccolto ben 281.232 firme. Sempre online è stata lanciata un’altra raccolta firme per l’istituzione, in Italia, della figura dello psicologo di base per assicurare, a chi ne avesse necessità, una terapia individuale costante.
I dati che si possono ricavare sul tema della salute mentale dai report Istat si fermano all’anno 2017 ma già allora evidenziavano come la depressione, a volte associata a disturbi cronici di ansia grave, fosse un fenomeno molto diffuso nella popolazione.
Peraltro, in una situazione generale che già nel 2017 appariva assai complessa, si è innestato il periodo pandemico che non può che avere aggravato il quadro: le perdite subite purtroppo da alcuni, i lock-down, l’assenza di contatto sociale, le difficoltà lavorative, la chiusura delle scuole e, oggi, anche le problematiche in cui ci ritroviamo tutti nel gestire logisticamente quarantene, tamponi, isolamenti, hanno reso ineluttabile e non procastinabile, da parte delle Istituzioni, la creazione di percorsi di presa in carico e cura della patologia mentale.
Il report del 2017 allarma particolarmente nella parte in cui evidenzia come livello d’istruzione inferiore, condizioni economiche svantaggiate e disoccupazione possano costituire un terreno fertile per l’insorgere di patologie quali depressioni e ansie.
Se proprio chi ha un reddito più basso necessita maggiormente di cure, dovrà essere il Sistema Sanitario a farsi carico dei problemi depressivi e di ansia cronica grave, eppure il numero di psicologi e psicoterapeuti impiegati nello stesso Servizio Sanitario non è sufficiente ad assicurare assistenza a tutte le persone che hanno realmente necessità di cure.
A livello regionale, il “Piano Regionale Salute Mentale infanzia, adolescenza ed età adulta 2018-2020” ha evidenziato, tra l’altro, la necessità di “migliorare la qualità di cura nei CSM 24 ore e renderla omogenea a livello regionale”; tuttavia, da più parti è stata denunciata la mancata piena attuazione del Piano regionale proprio con riferimento ai Centri di Salute Mentale esistenti in regione, i quali sarebbero invece a rischio di chiusure e depotenziamenti.
Questo quadro ci fa comprendere quanto il “bonus psicologo”, pur senza l’ambizione di risolvere una problematica complessa dettata anche dalle carenze del SSN, fosse una misura preziosa che avrebbe potuto in parte sopperire a tali lacune, nel tentativo di garantire una maggiore equità nell’accesso ai servizi. Alcune Regioni come il Lazio e la Lombardia, consapevoli dell’importanza che questi temi rivestono per i cittadini, si stanno infatti muovendo autonomamente, cercando di creare propri fondi per la salute mentale o di istituire la figura dello psicologo di base.
Lo scorso ottobre l’Italia ha partecipato per la prima volta al Vertice internazionale sulla salute mentale e il Ministro Speranza ha annunciato che il summit del 2022 sarà ospitato proprio dal nostro Paese. Si auspica che il riflettore finalmente puntato sul delicato tema della salute mentale porti dunque, quanto prima, alla definizione di un piano concreto di interventi a livello nazionale e territoriale con la sinergia delle realtà anche associative oltre ai servizi sanitari ed ai professionisti impegnati sul punto per creare una solida rete di sostegno .
Consumatori Attivi
Avv. Margherita D’Este