La decisione era stata già presa in luglio ma sarà pubblicata solo nei prossimi giorni: l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) censura nuovamente le compagnie telefoniche per l’ennesima beffa ai danni degli utenti di telefonia fissa.
Di che cosa si tratta stavolta? Adesso che TAR Lazio e Consiglio di Stato hanno confermato definitivamente le decisioni di Agcom sull’illegittimità della fatturazione a 28 giorni e sull’obbligo di rimborsare agli utenti i pagamenti non dovuti, le compagnie telefoniche non si sono comunque date per vinte e le hanno pensate tutte per limitare al minimo le perdite.
La creatività degli inventori del tredicesimo mese nel nostro calendario si è così nuovamente sbizzarrita, predisponendo generose offerte di promozioni e servizi gratuiti di vario tipo, dai minuti e giga aggiuntivi a sconti per lo shopping e abbonamenti a riviste digitali, nel tentativo non sempre chiaro di rifilarli all’utente danneggiato in sostituzione del rimborso a cui avrebbe diritto.
Il problema più grave è però che gli operatori pretendono ora, sia per l’effettiva corresponsione del rimborso che per l’offerta alternativa, una specifica richiesta ufficiale da parte del cliente: come se le richieste già pervenute da Agcom, TAR Lazio e Consiglio di Stato non fossero sufficienti. Ecco allora la necessità di compilare moduli online introvabili o rivolgersi a call-center in cui, come sappiamo, trovare un operatore collaborativo può diventare un’impresa faticosa.TIM (l’unico ancora in attesa della formale pronuncia del Consiglio di Stato) chiede addirittura di avviare una procedura di conciliazione, con un iter complicato e impegnativo che risulta inaccettabile per il consumatore.
Le compagnie stanno dunque procedendo in modo confusionario e poco trasparente, nella speranza che molti clienti, soprattutto anziani, di fronte a informazioni poco chiare, torbide procedure online, numeri da chiamare e un vortice di infinite promozioni sostitutive preferiscano gettare la spugna, essendo l’entità del rimborso non sempre particolarmente elevata (si parla di cifre tra i 20 e i 60 euro per le bollette emesse dal 23 giugno 2017 fino al 5 aprile 2018).
Tutto questo, oltre a essere contrario a qualsiasi logica (se è già stato chiarito e confermato che agli utenti spetta il rimborso, che senso avrebbe attendere un’ulteriore richiesta formale?), costituisce l’ennesima violazione delle disposizioni di Agcom: l’Autorità infatti era stata chiara nel chiedere che la restituzione avvenisse con modalità automatiche e senza necessità di alcuna iniziativa da parte degli utenti, a cui i soldi pagati ingiustamente spettano di diritto.
Ecco allora l’avvio in luglio di una nuova procedura sanzionatoria, di cui si attende ancora la comunicazione ufficiale e che in ogni caso tarderà a concludersi, dal momento che il Consiglio dell’Autorità sta per scadere e i nuovi membri saranno nominati non prima di settembre. Intanto gli operatori procedono indisturbati e non si può escludere che, a sanzione arrivata, si opporranno rivolgendosi nuovamente al tribunale laziale e dilatando ancora i tempi.
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